Reddito di cittadinanza: si o no? Il dibattito continua, le persone scelgono da che parte stare e sulla base delle informazioni sentite su vari mezzi di comunicazione – dalla tv a Facebook – se ne fanno un’idea. In attesa di vederlo realizzato le persone si schierano pro e contro, e qualcuno può anche cambiare idea. È quello che è successo a Paolo Gorla, amministratore unico di Prima Group srl, che spiega come è passato dal NO al SI.

“Personalmente ero contrario al reddito di cittadinanza, perché mi sembrava un tentativo di premiare chi non aveva voglia di lavorare, ma ho avuto modo di approfondire il tema e di riflettere su un risvolto di questa riforma che mi ha portato ad ammettere che sì, mi piace”.

Il lavoro, quello di una vita. In Italia migliaia di persone per anni hanno svolto un lavoro uguale per tutta una vita. Ci sono persone che per 40 anni hanno lavorato in un unico settore, in una sola azienda, facendo sempre le stesse cose. Certo, da un lato è stato sinonimo di sicurezza, lasciandoli in una zona di comfort, ma oggi questo concetto ha connotazioni differenti. Lo stesso concetto di lavoro è cambiato, radicalmente. Queste persone, oggi, sono svantaggiate, perché non hanno avuto l’opportunità di imparare nuove attività, di crescere e migliorare. Lo svantaggio, oltre alla noia, alla “troppa abitudine”, è proprio un allontanamento dall’attuale mondo del lavoro.

“Siamo abituati ad una concezione di vita che non esiste più – spiega Gorla – ovvero quella del percorso canonico studio e poi lavoro per tutta una vita in un posto. Il mondo cambia continuamente sotto i nostri piedi. Alcune tipologie di lavoro vengono addirittura cancellate e non esistono più”.

Nessuno è indispensabile. Alcune attività manuali oggi non si fanno più perché le macchine hanno preso il posto delle persone. Alcune professioni sono state sostituite da software intelligenti, è il caso delle agenzie viaggi, la cui alternativa sono i portali online, o l’edicolante, visto che le notizie si fruiscono sempre di più sul web. Le polizze auto si vendono su internet e la musica non si compra più in negozio. Il modo di comprare e vendere migliaia di prodotti è diverso da ieri e domani lo sarà ancora di più. È il caso ad esempio della fatturazione elettronica, che dal prossimo gennaio sarà obbligatoria per tutti. Anche qui all’inizio sarà il caos, ma poi fra 2 o 3 anni per il lavoro che oggi è svolto da tre persone ne basterà una sola.

“Cosa significa tutto questo? Che se sei abituato per tutta la vita a fare un unico lavoro, o peggio un unico pezzo di quel lavoro, è chiaro che sei assolutamente a rischio perché la tua attività potrebbe non esistere più”.

Cosa c’entra tutto ciò con il reddito di cittadinanza? Una parte della legge che contiene il reddito di cittadinanza sostiene che chi lo ottiene deve fare dei corsi di aggiornamento che possono portarlo ad imparare nuove professioni. Il centro dell’impiego infatti può proporre anche un lavoro diverso dal proprio bagaglio di studi.

“Aggiornarsi, studiare e imparare cose nuove anche di diversi settori è importante per la propria professione – spiega Gorla – perché ci completano e ci permettono di essere flessibili e dinamici in un mercato del lavoro sempre diverso. Una minima parte delle persone ha capito che fare corsi e crescere ti permette di avere un vantaggio sugli altri. La maggior parte delle persone non l’ha capito e lo fa solo quando è obbligato. Ecco perché mi piace il reddito di cittadinanza”.

È talmente importante aggiornarsi, continuare a crescere, fare corsi durante la propria vita che tutti dovrebbero farlo in autonomia; nell’attesa che questo avvenga, viva il reddito di cittadinanza.